Rodolfo Zanni

foto: Archivo General de la Nación

Chi era Rodolfo Zanni?

 

Oreste Schiuma scrive su “Cien anos de Musica Argentina“, Buenos Aires, 1956

Un prodigio che solo la natura poteva concepire, perché nessuna immaginazione avrebbe potuto crearla cosi brillante e rara.

    La storia musicale dell’Argentina aveva bisogno della sua musica per presentare una visione che fosse all’altezza della migliore cultura europea.

A meno di vent’anni, era pianista, direttore d’orchestra; …integra il corpo del Teatro Colön, gli viene affidata la direzione artistica della Tetralogia di Richard Wagner, e realizza un grande concerto sulle sue opere con 120 professori e 100 coristi.

Quest’ultimo, che fu l’apoteosi per il musicista, fu anche la dimostrazione che la vita tocca di scintille divine persone di giovanissima età“. (O.S.)

La Biografia

«Sonidos Argentinos», che lo omaggia nel bicentenario della Nazione come una delle figure più enigmatiche e appassionanti, scrive: «un Mozart argentino?», aggiungendo che «pochissimi melomani o musicisti ammetteranno di aver sentito parlare, sia pur qualche volta, di un personaggio che illuminò con la sua precocità gli ascoltatori della musica in Argentina e nei paesi vicini nei primi anni del 1900». Visse appena 26 anni (tanti quanti Pergolesi, nove meno di Mozart e cinque meno di Schubert) e il suo talento fu talmente abbagliante da richiamare l’attenzione di un leggendario direttore compositore europeo Felix Weingartner (1863 1942), allievo prediletto di Liszt. Sappiamo che Rodolfo nasce nel 1901, a Buenos Aires, da genitori italiani emigrati in ArgentinaSuo padre Nicola proviene da una cittadina abruzzese, Atri, nel teramano, carica di storia di cultura, che tuttavia risente alla fine dell’Ottocento del clima di crisi comune a tutta la regione. È lui, che lo registra all’anagrafe bonaerense come suo figlio naturale, nato da donna che non vuole essere nominata. Teresa Vitale, la madre che lo riconoscerà più tardi, è originaria di Genova, ha circa trent’anni ed è ancora nubile. Sapremo dalle ricerche che undici anni prima aveva avuto un’altra figlia, Fernanda, anch’essa non riconosciuta alla nascita né dal padre né dalla madre. Il collegamento territoriale sarebbe rimasto sconosciuto, se molto recentemente fortunate coincidenze non avessero portato alla scoperta presso il Tribunale e il Commissariato di polizia di Avellaneda, un sobborgo di Buenos Aires, di un vecchio fascicolo, rosicchiato dai topi e salvato dall’incuria della burocrazia: in esso, in una dichiarazione messa a verbale da un vicino di casa, si certificava che il signor Nicola Zanni, il padre di Rodolfo, era nato «en el pueblo Atri provincia de Teramo» e che era residente nel paese da 42 anni. Se ci è ora nota la genealogia di Rodolfo Zanni, poco sappiamo della sua vita e della sua infanzia. I riferimenti che lo riguardano sono sparsi qua e là in scritti che hanno per oggetto altri argomenti o altri personaggi, ma sono tutti significativi e ci dipingono un bambino prodigio, un adolescente brillante, un musicista dal talento molto precoce. A nove anni erano già state depositate presso l’Archivio Nazionale alcune sue romanze per canto e piano di cui si conoscono anche i nomi, tra cui una intitolata Gli affetti di una madre; a 14 anni si diploma Maestro di Musica all’Accademia «La Prensa» ottenendo il primo premio e l’unica medaglia d’oro attribuita dall’Istituto. Gli viene concessa una borsa di studio da Alberto Williams, importante musicista dell’epoca, che si cura di seguirlo negli studi di armonia e contrappunto. Ma il giovane Zanni scalpita, vuole procedere celermente, brucia tutte le tappe e di lì a poco si lascia il maestro proseguendo come autodidatta. A sedici anni Zanni dirige l’orchestra del complesso lirico «Adelina Agostinelli», presenta le opere più significative del repertorio lirico italiano insieme a composizioni proprie ed effettua una tournée in Cile e Perù riscuotendo grande successo di pubblico e elogi dalla stampa. Conosce Mascagni e Weingartner che gli tributano lodi in dedicatorie autografe. Weingartner, poi, nel 1922 lo sceglie per la stagione Wagner-Beethoven e gli affida l’incarico di maestro preparatore per la Tetralogia di Wagner e la direzione scenica; in questa difficile prova si guadagna unanime riconoscimento. Sempre nel 1922 viene integrato nel corpo dei direttori del Colón e dirige il Concerto del 16 settembre di cui abbiamo parlato, come pure abbiamo parlato del silenzio e dell’ostracismo che ne è seguito. Se ci è ora nota la genealogia di Rodolfo Zanni, poco sappiamo della sua vita e della sua infanzia. I riferimenti che lo riguardano sono sparsi qua e là in scritti che hanno per oggetto altri argomenti o altri personaggi, ma sono tutti significativi e ci dipingono un bambino prodigio, un adolescente brillante, un musicista dal talento molto precoce. A nove anni erano già state depositate presso l’Archivio Nazionale alcune sue romanze per canto e piano di cui si conoscono anche i nomi, tra cui una intitolata Gli affetti di una madre; a 14 anni si diploma Maestro di Musica all’Accademia «La Prensa» ottenendo il primo premio e l’unica medaglia d’oro attribuita dall’Istituto. Gli viene concessa una borsa di studio da Alberto Williams, importante musicista dell’epoca, che si cura di seguirlo negli studi di armonia e contrappunto. Ma il giovane Zanni scalpita, vuole procedere celermente, brucia tutte le tappe e di lì a poco si lascia il maestro proseguendo come autodidatta. A sedici anni Zanni dirige l’orchestra del complesso lirico «Adelina Agostinelli», presenta le opere più significative del repertorio lirico italiano insieme a composizioni proprie ed effettua una tournée in Cile e Perù riscuotendo grande successo di pubblico e elogi dalla stampa. Conosce Mascagni e Weingartner che gli tributano lodi in dedicatorie autografe. Weingartner, poi, nel 1922 lo sceglie per la stagione Wagner-Beethoven e gli affida l’incarico di maestro preparatore per la Tetralogia di Wagner e la direzione scenica; in questa difficile prova si guadagna unanime riconoscimento. Sempre nel 1922 viene integrato nel corpo dei direttori del Colón e dirige il Concerto del 16 settembre di cui abbiamo parlato, come pure abbiamo parlato del silenzio e dell’ostracismo che ne è seguito.